Urban Vision nasce nel 2004 da un’idea di Gianluca De Marchi, Fabio Mazzoni e Daniela Valenza, ad oggi è una tra le aziende leader nel settore della editoria e concessione di spazi pubblicitari Out-of-Home.
Attraverso partnership strategiche con brand internazionali la società lavora come ponte tra Istituzioni e Privati, al fine di creare sponsorizzazioni tecniche che consentano il restauro di immobili del nostro patrimonio artistico. Una tipologia di sovvenzione che trova incentivo nella promozione del marchio o di specifiche attività dello sponsor, diversamente dall’artbonus, il cui incentivo è fiscale.
Per conoscere meglio questa realtà e per comprenderne il funzionamento abbiamo intervistato il Presidente Gianluca De Marchi.
Nei 13 anni di attività a quanto ammonta la cifra raccolta per progetti di restauro?
Grazie alla collaborazione tra Urban Vision ed Istituzioni pubbliche e private, in tutti questi anni di attività sono stati restaurati oltre 200 edifici tra palazzi storici, chiese e monumenti e raccolti fondi per circa 100 milioni di €.
Come si svolge la ricerca degli sponsor?
Urban Vision è editrice e concessionaria degli spazi pubblicitari predisposti sui ponteggi dei cantieri di restauro, che vengono venduti ai brand in parte direttamente e in parte attraverso i centri media. Questo vale soprattutto per i progetti di restauro di immobili. Offriamo però anche un servizio di raccolta fondi per progetti di restauri di opere d’arte e di valorizzazione culturale, nonché mostre ed eventi culturali, senza avvalerci dell’esposizione pubblicitaria, ma costruendo intorno ai brand, che intendono sponsorizzare tali operazioni, dei progetti di comunicazione su misura che siano in linea con le specifiche mission aziendali.
Urban Vision ha contribuito al restauro di importanti beni culturali come la Cattedrale del Duomo a Milano, Fontana della Barcaccia, Piazza del Duomo a Firenze, qual è stato il progetto più impegnativo?
Considerando la durata del progetto, che tra l’altro è ancora in corso, direi la raccolta finalizzata al restauro delle guglie del Duomo di Milano cui Urban Vision ha contribuito personalmente; una collaborazione avviata oltre sei anni fa. D’altra parte la Veneranda Fabbrica opera per ovvi motivi in modo continuativo sulla Cattedrale per tutelarne l’immenso e preziosissimo patrimonio architettonico e per farlo necessita di fondi importanti. Siamo molto orgogliosi di questa lungo connubio.
Nel 2014 il fatturato era di poco superiore a 10 milioni di euro, a quanto ammonta il fatturato annuo nel 2016?
Il fatturato 2016 ammonta a 32.644.000 € , con un EBITDA di 3.545.560€, cresciuto del 64% rispetto all’anno precedente ed un ROE del 49%.
Che cosa ha consentito una crescita così importante?
La nostra rapida crescita è dovuta principalmente all’aver saputo intercettare un bisogno sempre più urgente in Italia, quello di mettere insieme pubblico e privato nella tutela e nel mantenimento dei tesori artistici nazionali, dando vita ad un modello economico che ha ricadute sia occupazionali, poiché mette in campo nuove professionalità, sia sociali, perché restituisce ai cittadini un patrimonio che è massima espressione della nostra identità culturale e fonte inestimabile per il rilancio del Paese, dal punto di vista dell’appeal internazionale per turisti e investitori esteri. Inoltre il successo di Urban Vision è basato su un know-how tutto Made in Italy che, unito ad un costante lavoro di ricerca e innovazione e all’impegno in iniziative di social responsibility CSR, ci rende molto competitivi sul mercato.
Ci può parlare del processo di Internazionalizzazione che sta vivendo Urban Vision e dei due nuovi partner stranieri che sono entrati nella compagine societaria?
Siamo estremamente soddisfatti e orgogliosi della fiducia accordataci da due player internazionali così prestigiosi come Media Vision e Wpp. Quando abbiamo avviato questo business non avremmo mai immaginato di poterci sedere un giorno al tavolo con Naguib Sawiris e Sir Martin Sorrell per discutere dell’internazionalizzazione di Urban Vision. E’ un grande sogno che si avvera, ma anche la dimostrazione del valore che questo modello di business può portare sotto tanti punti di vista: economico, occupazionale, culturale e sociale. Da circa tre anni siamo presenti anche in Inghilterra. Con il sostegno dei nuovi soci contiamo di esportare il nostro business anche nel resto d’Europa e magari in futuro oltreoceano.
Come è stato sfruttato il settore Out of Home? Ci sono innvazioni?
L’Out of home di grande formato che offre Urban Vision è paragonabile ad un vero e proprio evento. Parliamo infatti di maxi affissioni temporanee su immobili di prestigio, nella maggior parte dei casi situati nei centri storici delle città. Sono dunque occasioni di visibilità per i brand uniche, che si sposano perfettamente con l’esigenza di raccolta fondi finalizzata alla tutela del patrimonio artistico. Urban Vision tuttavia non si limita a contribuire al restauro dei beni, fa anche la sua parte nella difesa dell’ambiente; da febbraio scorso infatti tutti i nostri impianti pubblicitari sono dotati di una tecnologia innovativa che si chiama ‘The Breath’, che assorbe lo smog. E’ un tessuto multistrato che sfruttando il naturale circolo dell’aria, trattiene le emissioni inquinanti e le disgrega. Lo stiamo utilizzando anche sui nostri impianti digital.
Quali servizi offre Addendo, società che fa parte del gruppo Urban Vision e che si è occupata della comunicazione del restauro del Ponte di Rialto?
Addendo è la creative company di Urban Vision dedicata all’elaborazione di progetti di comunicazione cross mediali che supportano i brand partner nel massimizzare l’impatto delle campagne di comunicazione out of home sui nostri impianti pubblicitari.
Quest’anno con il progetto ‘Silent Disco Party’ abbiamo ricostruito una vera e propria consolle con tanto di DJ set all’interno di una maxi affissione sui Navigli di Milano. Una discoteca silenziosa, godibile con cuffie wi-fi e prodotta all’interno di un impianto dotato di The Breath, quindi a basso impatto acustico ed ambientale. il progetto si è aggiudicato due importanti premi del settore ADV: i Media Key e i Bea awards.
Come sta andando invece il progetto su Pompei?
Siamo onorati della collaborazione avviata quest’anno con il Parco Archeologico di Pompei di cui siamo official Media partner. L’intento è quello di affiancare l’Istituzione nel potenziamento delle attività di comunicazione, sponsorizzando eventi e mostre, offrendo visibilità sui nostri impianti pubblicitari e massimizzando la diffusione dei contenuti più significativi sui canali social ufficiali del Parco, tramite la sponsorizzazione. La partnership è stata avviata con successo lo scorso marzo in occasione della performance “Terzo Paradiso” di Michelangelo Pistoletto, della quale Urban Vision è stata Main Sponsor.
Quale ruolo e quale futuro ha il fundraising nel mondo dell’arte e dei beni culturali?
Direi determinante. La carenza di risorse economiche pubbliche ha già da tempo imposto alle Istituzioni di reperire fondi attraverso i privati, tuttavia le formule adottate in passato ponevano le aziende nella condizione di erogare finanziamenti, come fossero banche, senza rispondere realmente alle loro esigenze di posizionamento e comunicazione. Ci si limitava ad apporre un logo su una targa o su una locandina. Oggi tutto ciò non è più sufficiente. L’Art Bonus è sicuramente un grande passo in avanti nel percorso di avvicinamento del privato a sostegno del patrimonio culturale e artistico, ma la sola defiscalizzazione non basta a motivare l’investimento. E’ indispensabile immaginare delle forme di coinvolgimento su misura, tramite progetti che siano in grado di generare un reale impatto sugli stakeholder di riferimento delle singole imprese e di rientrare all’interno delle loro politiche di social responsibility.
Intervista di Matteo Bonacchi, apparsa sul blog del Master in Economia e Management dell’Arte e dei Beni Culturali della 24 ORE Business School : martebenicult.wordpress.com