OOH, Fundraising and Love for Italian Art

Quali sono le ragioni del vostro successo? Quali ingredienti vi hanno portato a una crescita così importante?
Urban Vision ha saputo reinterpretare il potenziale di un settore, quello dell’Out Of Home, che già di per sé vive un momento positivo, ma che rimane spesso vincolato a logiche prettamente commerciali e a dinamiche più legate al marketing che alla comunicazione. È un mercato molto vivo e competitivo, nel quale siamo riusciti ad affermarci affiancando alle classiche maxi affissioni progetti di più ampio respiro, caratterizzati da attività cross-mediali innovative e di interazione con il pubblico, iniziative di social responsibility ma, soprattutto, abbiamo abbracciato il settore del fund raising legato ai restauri sponsorizzati, riuscendo a diventare un valido interlocutore sia per Istituzioni sia per i brand. Quello del recupero dei beni culturali e artistici è per l’azienda un autentico impegno etico, sul quale abbiamo puntato il nostro know how sviluppando un modello di business che ha integrato il settore pubblico e quello privato, riuscendo a intercettare le esigenze e le capacità di attori diversi, incanalandoli in un unico obiettivo. Questa è la ricetta Urban Vision e se volessimo definirla in ingredienti, i principali sono: innovazione e creatività, impegno etico per l’arte e la cultura, sinergia tra pubblico e privato e tecnologia green a ridotto impatto ambientale.

Quali sono stati i progetti dal suo punto di vista più gratificanti? Può raccontarceli in breve?
Per quanto riguarda quelli legati alla sponsorizzazione pubblicitaria classica, sono molto soddisfatto di quanto abbiamo realizzato e stiamo tuttora portando avanti con la Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano per il restauro delle guglie; sicuramente orgoglioso del progetto fontane di Roma, in particolar modo del restauro ‘trasparente’ della Barcaccia e di quello dell‘Obelisco Flaminio a Roma, monumenti di grande importanza e dall‘altissimo valore simbolico che, grazie ai nostri progetti e allo sforzo congiunto di istituzioni e privati, sono stati restituiti al loro splendore originale. Sul fronte dei progetti di comunicazione multimediale, svincolati dall’advertising, considero molto significativo il lavoro che abbiamo svolto per la comunicazione del restauro del Ponte di Rialto finanziato da OTB e realizzato dalle ditte Lares, Lithos e Setten. Questo progetto ci ha permesso di documentare in tempo reale l‘avanzamento progressivo dei lavori ​di restauro, coinvolgendo attivamente il pubblico in una dinamica  partecipativa, grazie all’uso dei social network, di un sito internet dedicato, di telecamere go-pro e di pannelli multimediali attivati all’interno del cantiere.

Quale rapporto avete con l‘estero? Quanto è importante, secondo voi, sviluppare il business in altri mercati, che valore aggiunto riesce a darvi?
Da tempo abbiamo intrapreso questo percorso di internazionalizzazione che ha portato l’azienda a interfacciarsi prima con il mercato spagnolo e, più recentemente, con quello inglese, partendo da Londra. E’ una strategia che punta ad esplorare nuovi mercati, basata su un’esperienza di oltre dieci anni che ci ha permesso un più consapevole e maturo approccio con l’estero. Qui abbiamo deciso di esportare il modello Urban Vision non solo per ampliare l’offerta rivolta ai brand internazionali, ma anche per confrontarci con un nuovo contesto, un nuovo pubblico, nuovi stimoli. Il valore aggiunto di aprire una finestra oltre i confini nazionali è quello di offrire un ideale ponte tra Italia e estero per quei clienti che vogliono investire nei mercati stranieri, inaugurando un ulteriore canale di comunicazione del brand che può rivolgersi a un pubblico più ampio e variegato.

Progetti per il futuro? Che strada intraprenderà Urban Vision per migliorare ancora?
L’intenzione è quella di ampliare il business soprattutto all’interno della cornice londinese, sfruttando la posizione di vantaggio rispetto ad altri competitor, sia in termini di presenza sul territorio, sia in termini di offerta, oltre che per ciò che riguarda l’innovazione tecnologica e la disponibilità degli impianti. Per il futuro contiamo di incrementare il portfolio clienti e puntiamo, in questo modo, a raggiungere l’obiettivo dei 30 milioni di euro di fatturato, dopo avere chiuso un 2015 a oltre 19 milioni (+81% rispetto al 2014).
L’altro punto cardine su cui concentreremo la nostra attività per il momento vive invece maggiormente nel nostro Paese, ed è focalizzato sul recupero del patrimonio artistico e culturale attraverso il fund raising non vincolato all’esposizione pubblicitaria, con l‘ausilio di progetti di comunicazione innovativi e multimediali. L’idea è quella di raccogliere fondi per ridare lustro ai tesori artistici del nostro Paese, non solo attraverso i restauri ma mediante progetti di ampio respiro, che rendano momumenti, opere e mostre fruibili ad un pubblico più ampio possibile, sfruttando le immense opportunità che il web e le nuove tecnologie ci mettono a disposizione.  Realizziamo progetti cuciti su misura per i brand finanziatori, garantendo un’ importante visibilità al bene e al mecenate, nel medio e lungo periodo. È una formula che funziona, e che trae la sua forza dal fatto che il restauro e il mantenimento dei beni culturali, diventando attività sistematiche e non occasionali, generano un molteplice beneficio: per l’occupazione perché creano maggiore indotto, per le aziende che possono in tal modo legare la propria brand identity a progetti di recupero artistico per la collettività e, infine per i cittadini, che possono nuovamente usufruire di una piazza, un monumento, un museo o un edificio storico.
(Intervista pubblicata su MyMarkting.net)


Condividi su